Orecchio: sala accoglienza suoni e rumori
Sei a un corso di aggiornamento sulla sicurezza sul lavoro. Stai ascoltando con interesse e attenzione, ma… quel ticchettio della penna della collega seduta al tuo fianco ti distrae, è sempre più fastidioso, inizi ad agitarti, le chiedi se può smettere, lei si ferma, ma ti guarda male… Non prendertela, lei ignora che quelli che hai mostrato sono sintomi della MISOFONIA.
Ma cos’è e quali sono i sintomi della misofonia?
È normale che diano fastidio i rumori forti, come il passaggio di un motociclo, il suono di un clacson o il continuo brusio di voci in sottofondo che disturbano la tua lettura in biblioteca o la tua contemplazione di un’opera in un museo.
È invece diverso quello che prova una persona con misofonia, l’esperienza di ascoltare certi rumori non è semplicemente fastidiosa, ma qualcosa di più, essa può diventare anche una sensazione insopportabile, qualcosa che interessa sia l’aspetto fisico che quello mentale. I sintomi della misofonia sono una risposta psicofisica incontrollata a suoni e rumori. Essi possono essere di qualsiasi tipo, come il battito cardiaco accelerato, dolori al petto, sudorazione dovuta all’agitazione.
I rumori incriminati
Con il termine misofonia si indica una sindrome neuro-comportamentale. I soggetti interessati sviluppano reazioni emotive negative come fastidio, ansia, irritazione, nervosismo, aggressività, ecc., udendo uno o più rumori emessi da terzi (persone, animali e cose).
I rumori infastidiscono indipendentemente dalla loro intensità, che siano forti o appena avvertibili e non sono gli stessi per tutti i soggetti, ma specifici per ogni individuo, anche se i più comuni si possono includere in sei categorie in base alla provenienza del rumore:
orali (esempio: masticazione, alcuni tipi di baci, ecc.)
nasali (esempio: russare, inspirare profondamente, ecc.)
corporali (esempio: scrocchio delle dita, dita che tamburellano su un tavolo, ecc.)
ambiente (esempio: ticchettio orologio, ronzio della corrente dei tralicci ad alta tensione, ecc.)
animali (esempio: abbaiare continuo del cane, frinire dei grilli, ecc.)
voci (esempio: risate, continue interiezioni [eh, eh, ah], ecc.)
Ipersensibilità non solo ai rumori
Principalmente i sintomi della misofonia, identificabili già dall’età di dieci anni, si manifestano con agitazione, ansia, irritazione. Questo disagio emotivo emerge quando si odono certi rumori (che la maggior parte delle persone potrebbe ritenere normali) ad esempio il brusio della televisione dell’appartamento confinante, il masticare di un commensale, suoni ripetitivi, fischi, il gocciolare di un rubinetto ecc..
Il senso dell’udito non è l’unico ad essere messo in campo, a questo si aggiunge la vista: i movimenti ripetitivi, ad esempio il tamburellare con le dita sul tavolo, il movimento di un piede e in generale tutti quei movimenti ripetuti osservati con la coda dell’occhio possono diventare una sofferenza.
Ansia e attacchi di panico
Tra i sintomi più gravi della misofonia vi è quello dell’ansia, che in casi estremi può sfociare in un attacco di panico; non a caso il termine misofonia è stato coniato prendendo dal greco due parole: “misos” “odio” e “fonos” “suono” che nella sua traduzione letterale si legge “odio del suono”.

L’odio per alcuni suoni e rumori e la paura di sentirli, porta a fuggire, ad allontanarsi da loro; questo tipo di comportamento induce ad affrontare dei cambiamenti a volte drastici, come evitare alcuni luoghi, a lavoro non mangiare insieme con i colleghi, rinunciare a un appartamento, isolarsi dalla fonte del fastidio attraverso le cuffie, ecc., tutte cose che, se non riconosciute e accettate, si ripercuotono negativamente nella vita privata, lavorativa e sociale.
Ma qual è la causa?
Solo dai primi anni del 2000 si è iniziato a parlare di misofonia e solo a partire dal 2013 la scienza medica ha iniziato a condurre i primi veri studi a riguardo e ad oggi gli specialisti medici non sono ancora d’accordo sul dove e come catalogare questo disturbo.
Senza inoltrarci in spiegazioni dettagliate, per le quali è necessario rivolgersi a professionisti medici specializzati, si può dire che c’è chi ritiene che sia una condizione di malessere di natura neurologica o psichiatrica, da ricondurre a un errore di trasmissione dovuto al malfunzionamento del sistema uditivo centrale, c’è chi ipotizza che sia una reazione a livello psicologico dovuta a una o più esperienze negative in età infantile e richiamate a livello neurologico da uno o più rumori, in parole povere, alcuni rumori fanno riemergere dei trauma o dei brutti ricordi e rivivere delle brutte sensazioni.
Ma dai molti casi analizzati emerge anche una componente legata al vissuto e all’educazione ricevuta, in quanto i sintomi della misofonia possono comparire già nella giovanissima età come una forma di ipersensibilità, che trascende dal tipo di rumore, ma dipende dal significato che gli viene attribuito.
Inoltre ci sono studi che associano la misofonia al disturbo ossessivo compulsivo, con il quale condivide diverse caratteristiche, ma presenta anche delle differenze, per cui non tutti gli scienziati sono concordi.
Dai sintomi della misofonia all’esame obiettivo
La misofonia non è facilmente diagnosticabile in quanto a livello medico scientifico non si è ancora trovata una procedura unanime, un metodo, un questionario o un test da tutti approvato.
Le figure che presentano le competenze necessarie per una diagnosi sono gli specialisti psichiatri, psicologi, logopedisti e audiologi, che possono dare consigli e suggerire percorsi mirati per aiutare ad alleviare il disturbo. Non si può parlare di terapie specifiche e mirate, in quanto i dati raccolti sono troppo pochi e le sperimentazioni con esiti positivi non sono sufficienti per proporre come efficace un approccio terapeutico rispetto ad un altro.
E i farmaci?
L’utilizzo di farmaci come metodo terapeutico utile alla risoluzione di questo disturbo non si è dimostrato efficace, d’altronde la misofonia non può essere vista come una malattia che necessita di una cura farmacologica o a base di integratori di vitamine e minerali.
Non resta che tapparsi le orecchie
Le cuffie e i tappi per le orecchie possono essere una soluzione per attenuare i sintomi della misofonia? In alcune circostanze sì, ad esempio quando si frequentano luoghi affollati, oppure per passare qualche ora serena in casa. Cuffie e tappi riducono e in alcuni casi cancellano i rumori fonte di disturbo, ma non bisogna dimenticare che potrebbero risultare inefficaci per certe frequenze, che chi ha un buon udito avvertirebbe lo stesso percependole come un debole suono che si infiltra nelle orecchie.
Tapparsi le orecchie è un rimedio, ma non una cura.
Vita da misofonici
Le cause della misofonia non sono chiare e possono essere svariate. I sintomi della misofonia sono simili per tutti, ma i rumori scatenanti sono specifici per ogni soggetto e questo rende difficile, per chi soffre di questo disturbo, far capire quello che prova e descrivere il problema che lo/la tormenta.
Come se non bastasse, capita spesso che le persone non comprendano e non accettino l’atteggiamento a volte di sofferenza, altre aggressivo in risposta a certi rumori ritenuti socialmente accettabili.
Se pensi che quelli che hai siano i sintomi della misofonia, ricorda che la comunicazione è fondamentale, parlane apertamente con uno specialista, ma anche con chi ti sta vicino, con persone di cui ti fidi. Prova a spiegare che cos’è la misofonia a chi quotidianamente condivide il proprio tempo con te, spiega cosa provi con certi rumori e quali sono. Questo potrebbe rendere più facile la convivenza e far sì che quello che è al momento attuale un disturbo non diventi un problema complicato da risolvere.
È infine utile sapere che non è un disturbo raro, molte persone soffrono di misofonia.
Un ottimo punto riferimento in Italia, è l’Associazione Italiana Misofonia – AIMIF, attiva dal 2018.
Articolo molto molto interessante! Ero all’oscuro del fatto che questo disturbo fosse stato classificato, molto importante da sapere. Spesso reagiamo con fastidio o con leggerezza a richieste di silenzio o di maggior attenzione non comprendendo quando dietro c’è una vera e propria sofferenza…